La
Saragolla è un grano Khorasan (Triticum turgidum subsp. turanicum), un
antenato del grano duro moderno, in origine coltivato nella fascia
compresa tra l'Anatolia e l'Altopiano iranico e tra l'Egitto e la
Mesopotamia e per questo conosciuto anche come “Grano degli Egizi” o
“del Faraone”: fu introdotto in Italia, in Abruzzo per la precisione,
da popolazioni protobulgare di provenienza medio‐orientale nel 400 d.C.
Dal Medioevo in avanti numerosi documenti storici lodano le qualità
dei grani chiamati “Saragolla”. Le varietà conosciute, infatti, erano
diverse: la Zingaresca, la Bulgara, la Saragolletta del Sannio e quella
che destava maggior interesse ovvero la Saragolla Turchesco, nota perché
resistente ai parassiti, all’allettamento e alla stretta della ruggine.
L’abbandono della coltura di questo grano, dalle particolari
caratteristiche, comincia alla fine del ‘700, quando le conquiste
coloniali e l’incremento demografico spostano l’attenzione verso
l’importazione di grani duri molto produttivi dal Nord Africa e dal
Medio Oriente, relegando la coltivazione della Saragolla nelle piccole
proprietà contadine nella zona collinare del versante adriatico del
centro Italia; qui i chicchi migliori erano conservati per la semina e
questo, assieme alla coltivazione priva di aiuti chimici, ha conferito a
questo grano caratteristiche uniche.
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