domenica 31 luglio 2016

L’albero che produce 40 diversi tipi di frutta

Per gran parte dell’anno Tree of 40 Fruit, questo il nome del vegetale, sembra una pianta come tante. È a primavera che rivela la sua vera natura, con i rami che si caricano di fiori bianchi, rosa, rossi o viola a seconda del punto in cui si trovano. Nei mesi estivi inizia la raccolta, e qui c’è da sbizzarrirsi: su questa pianta maturano decine di varietà di prugne, pesche, pesche noci, albicocche, ciliegie, mandorle, ognuna secondo i suoi tempi, seguendo un’agenda perfettamente sincronizzata.
 Sulla pianta creata da un mago degli innesti crescono albicocche, ciliegie, mandorle e prugne di decine di varietà: è nata per salvaguardare rare specie botaniche dalla scomparsa.

Per realizzarlo ci sono voluti l’estro di un artista e la sapienza di un esperto giardiniere: il tutto, condensato nella stessa persona. Lo statunitenseSAM VAN HAKEN, professore d’arte con uno spiccato pollice verde, è il padre di una pianta con i superpoteri: l’unico albero al mondo capace di produrre, da solo, 40 diverse varietà di frutti.
Per gran parte dell’anno, sembra una pianta come tante. È a primavera che rivela la sua vera natura, con i rami che si caricano di fiori bianchi, rosa, rossi o viola a seconda del punto in cui si trovano. Nei mesi estivi inizia la raccolta, e qui c’è da sbizzarrirsi: su questa pianta maturano decine di varietà di prugne, pesche, pesche noci, albicocche, ciliegie, mandorle, ognuna secondo i suoi tempi, seguendo un’agenda perfettamente sincronizzata.
Van Aken ha iniziato a lavorare al progetto nel 2008, dopo aver appreso che un antico frutteto urbano, quello della New York State Agricultural Experiment Station, stava per chiudere. Qui erano conservate centinaia di varietà native di frutti con nocciolo, alcune delle quali con una storia di 150-200 anni. Un’eredità che sarebbe andata persa, se l’artista non avesse trovato un modo originale per conservarla.
Lavorando su 250 diverse specie di frutti con nocciolo, Van Aken – che viene da una famiglia di agricoltori – ne ha selezionate qualche decina, creando una timeline con i tempi di fioritura e maturazione di ciascuna. Quindi è iniziata la catena di innesti su un singolo albero da frutto, con tecniche complesse come quella del “chip-budding”, che consente di far germogliare su rami diversi gemme di differenti varietà.
Dopo 5 anni e diversi tentativi, l’albero dei 40 frutti è divenuto realtà. La pianta consente di prolungare la discendenza di specie che non rispondono alle leggi commerciali della grande distribuzione e che altrimenti sparirebbero: per questo i 16 esemplari creati finora sono conservati presso vari musei, istituzioni e collezioni d’arte degli Stati Uniti. Ma avrebbero probabilmente successo anche in ambito domestico: chi li coltiva racconta che producono l’esatta quantità di frutti con la giusta alternanza, e senza esagerare. Per variare spesso e contenere gli sprechi.

sabato 30 luglio 2016

...LE FARINE RAFFINATE!!!

La farina doppio zero, o più comunemente chiamata 00, si ottiene dalla macinazione industriale del chicco del grano, dopo che gli è stato rimosso il germe, il quale contiene aminoacidi, acidi grassi, sali minerali, vitamine del gruppo B e vitamine E, e parte della crusca, ovvero la buccia più esterna ricca di fibre.
Quindi avremo dopo la macinatura una farina soffice e bianca, raffinata ma priva di principi nutritivi e ricca solamente di zuccheri. Come ogni alimento, il processo di raffinazione porta ad un impoverimento della materia prima.
A parlarne è proprio il professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della Direzione scientifica, che sostiene che l’uso abituale di questo tipo di farina raffinata porta inevitabilmente a effetti negativi sull’uomo: “La farina 00 – come tutti i prodotti raffinati – provoca un aumento della glicemia e il conseguente incremento dell’insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo di grassi depositati“. E suggerisce l’uso di grano biologico: “L’ideale è acquistare grano biologico dai nostri contadini (possibilmente il grano duro, che ha un contenuto più basso di zuccheri) e macinarselo da soli. In casa“.
Un piccolo mulino da tenere in casa per autoprodurre farine sane e con le qualità nutritive intatte. In questi piccoli mulini, il chicco viene semplicemente polverizzato e non privato ne del germe ne della crusca. La farina ottenuta con questo processo casalingo risulterà diversa anche al tatto e alla vista, più granulosa e di un colore più simile alla sabbia.
Il professor Berrino precisa che anche la farina di manitoba viene raffinata ed è quindi consigliabile ridurne l’utilizzo: “Essendo ricca di glutine la manitoba permette di ottenere pani e dolci più soffici e vaporosi, ma poiché anche questa è una farina raffinata comporta gli stessi rischi della 00 e va usata con moderazione“.
Ancora peggio se parliamo di farina 0 usata per preparare il pane integrale, alla quale viene aggiunto un derivato della crusca rimacinata a privata delle sue proprietà.
Per acquistare un pane integrale che sia davvero “integrale” cioè integro, con tutte le caratteristiche intatte, dovrete osservare il colore, dev’essere scuro e omogeneo e deve avere un sapore diverso da quello a cui siamo abituati.
Se non avete tempo e spazio per macinare in casa il vostro grano potete sempre comprare la farina macinata a pietra, evitando le farine raffinate tipo 0 o 00.


mercoledì 27 luglio 2016

LA SARAGOLLA.

La Saragolla è un grano Khorasan (Triticum turgidum subsp. turanicum), un antenato del grano duro moderno, in origine coltivato nella fascia compresa tra l'Anatolia e l'Altopiano iranico e tra l'Egitto e la Mesopotamia e per questo conosciuto anche come “Grano degli Egizi” o “del Faraone”: fu introdotto in Italia, in Abruzzo per la precisione, da popolazioni protobulgare di provenienza medio‐orientale nel 400 d.C. Dal Medioevo in avanti numerosi documenti storici lodano le qualità dei grani chiamati “Saragolla”. Le varietà conosciute, infatti, erano diverse: la Zingaresca, la Bulgara, la Saragolletta del Sannio e quella che destava maggior interesse ovvero la Saragolla Turchesco, nota perché resistente ai parassiti, all’allettamento e alla stretta della ruggine. L’abbandono della coltura di questo grano, dalle particolari caratteristiche, comincia alla fine del ‘700, quando le conquiste coloniali e l’incremento demografico spostano l’attenzione verso l’importazione di grani duri molto produttivi dal Nord Africa e dal Medio Oriente, relegando la coltivazione della Saragolla nelle piccole proprietà contadine nella zona collinare del versante adriatico del centro Italia; qui i chicchi migliori erano conservati per la semina e questo, assieme alla coltivazione priva di aiuti chimici, ha conferito a questo grano caratteristiche uniche.

 
 http://www.marchigiando.it/it/blog/grano-saragolla-azienda-agricola-sabatino.html
 

mercoledì 13 luglio 2016

ULTIMO DI BOLLATE PRIMA DELLA PAUSA ESTIVA!!



Carissimi affezionati ai mercati contadini é giunta la pausa estiva....
Vi invito al mercato di Bollate di sabato 16 luglio dalle 8 alle 13  dove potrete trovare cibo sano e gustoso, come per esempio le
mie ormai conosciute focacce alla patata!
Vi rammento che non ci saremo fino ai primi di settembre e quindi approfitto per augurarvi una buona vacanza e un buon tutto con voi stessi, au revoir Robi

 CANEDERLI NERI

 
 

Per la ricetta dei canederli neri, tritate il porro, la cipolla e la pancetta e tagliate il pane a fettine sottili. Raccogliete tutto in una ciotola, salate e bagnate con circa 200 g di acqua. Lasciate riposare per 30’.
Impastate poi con le mani il pane ammorbidito, mescolandovi la farina di grano saraceno e aggiustando di sale se serve. Formate delle palle grandi come mandarini, ottenendo i canederli. 
Lessateli per 20-30’ in acqua salata.
Scolateli con una schiumarola e serviteli accompagnandoli con crauti e prezzemolo tritato a piacere.


venerdì 8 luglio 2016

MERCOLEDI 13 ORE 21 !!!!


Avete voglia di mangiare sano? Allora dovete incontrare assolutamente un progetto di CSA una comunità di sostegno all'agricoltura. Ne vorremo fare una anche noi mutuando le esperienze da quelle che operano in diverse parti del mondo e che sono presenti anche in Italia a Bologna con la cooperativa Arvaia. L'idea sarebbe di trovare adesioni e sostegno al progetto per partecipare in prima persona alla costruzione di una realtà di agricoltura e di economia condivisa. L'invito è rivolto a tutti, anche e soprattutto a chi vive o ha vissuto esperienze di partecipazione ai gas. DESR Parco Agricolo Sud Milano

APPUNTAMENTI !

                             
                                  SABATO 9 MERCATO CONTADINO DI RHO
 Ed eccoci con l'ultimo mercato di questo periodo caldo, il prossimo sara' in settembre!
Ci saremo domani dalle 8:30 alle 13:00 nel parcheggio di villa Burba a Rho.
Per impreziosire i vostri pranzi o cene vi propongo una ricetta semplice e golosa :

     POLPETTE DI PANE DI ROBI CON ZUCCHINE E PROSCIUTTO COTTO
Le Polpette di pane con zucchine e prosciutto cotto sono un’ottima pietanza facilissima e se vogliamo anche di riciclo. Pochissimi ingredienti
300 g di pane di ROBI integrale
100 g di prosciutto cotto a fette
1 zucchina media
1 uovo
50 g di parmigiano grattugiato
sale e pepe q.b.
olio di semi di girasole  per friggere
Procedimento:
Iniziate la preparazione delle Polpette di pane con zucchine e prosciutto cotto dalla zucchina. Lavate accuratamente la zucchina e con una grattugia a maglie larghe grattugiatela. Inseritela dentro uno scola pasta con del sale fino e lasciate riposare per 15 minuti in modo da far perdere leggermente il liquido di vegetazione. Passato il tempo versate le zucchine dentro una ciotola ed aggiungete il pane tritato finemente (o frullato con un mixer), il prosciutto cotto ridotto a pezzettini sottili, il formaggio grattugiato, una manciata di sale e pepe, in fine l’uovo. Mescolate il tutto con le mani fino ad ottenere un composto omogeneo e compatto.
Prendete del composto con le mani e rotolatelo con i palmi creando una polpetta. Create le Polpette di pane con zucchine e prosciutto cotto fino ad esaurimento dell’impasto e mettete momentaneamente da parte.
Scaldate dell’abbondante olio per la frittura , quando sarà caldo iniziate a cuocere le polpette girando di tanto in tanto in modo da cuocerle su tutti i lati. Quando saranno belle dorate scolatele dall’olio e lasciatele qualche minuto su carta assorbente. Servite le Polpette di pane con zucchine e prosciutto cotto ben calde.
.. Inoltre puo' essere modificata in base ai propri gusti come ad esempio salmone, tonno, formaggi vari e molto altro.

BON APPETIT!!!!


venerdì 1 luglio 2016

LA PASTA MADRE SENZA GLUTINE!!!!!



Non un impasto di pane, oggi, ma un impasto di pasta madre. Diamo spazio con piacere ad uno dei nostri creatori di PASTA MADRE (Salvo G.) che si è cimentato in un esperimento (riuscitissimo) con le farine senza glutine: di sicuro interesse per i tanti che ci chiedono consigli e notizie in tal senso.
Questa volta, lo starter della fermentazione è….il liquido di governo della mozzarella! Un vero concentrato di batteri lattici….

Il tutto nasce da un esperimento di Pietro Parisi che potete seguire a questo link:
http://www.oraviaggiando.it/Novita-nel- … WpqgtewcUM


 Ed ecco il racconto di Salvo:
Non avevo mai avuto il coraggio di provare con le farine senza glutine che uso abitualmente per una mancanza di informazioni iniziali che mi sembravano necessarie. Anche le richieste di informazioni lanciate su internet mi hanno lasciato con la pancia vuota e quindi l’unica era provare a verificare direttamente.

Innanzi tutto, perchè le farine senza glutine?
Presto detto: in famiglia abbiamo un caso di celiachia e purtroppo il glutine è decisamente e tassativamente bandito.
Le farine che uso abitualmente sono quelle consentite anche dal prontuario AIC (Associazione Italiana Celiachia) e che riassumo brevemente: farina di riso, di mais, di grano saraceno, di quinoa, di miglio, di amaranto.
Un secondo problema era trovare l’accoppiamento adatto con il liquido di governo, quindi escludendo la quinoa, l’amaranto ed il miglio, restavano solo le farine di mais, di riso e di grano saraceno.
Ho optato per un mix di farine di riso e grano saraceno considerando un sia pure flebile accostamento con la storia: all’epoca della nascita della mozzarella di bufala campana il mais non era ancora giunto in Italia e quindi nessuno lo conosceva mentre il riso proveniva dalle terre orientali ed a Napoli si consumava abbastanza frequentemente nelle tavole dei nobili.

Bando alle chiacchiere, 100 gr. di farina di riso + 100 gr di farina di grano saraceno aggiunti ad un cucchiaio di olio evo e circa 100 ml di liquido di governo ricavato da 4 confezioni di bufala campana DOP (che abbiamo consumato separatamente) con l’integrazione di altri 50 ml di acqua naturale.
Preparato il 12 Aprile alle 20 di sera, ho messo l’impasto non troppo denso ma nemmeno troppo liquido, dentro un vasetto di vetro. Ho coperto il tutto con un panno di cotone e fermato con un elastico.

Per tutta la giornata di ieri non ho notato nessuna attività particolare (mi aspettavo la formazione delle classiche bolle che danno l’idea della fermentazione) ma l’odore era decisamente buono, profumato e senza il minimo accenno di tracce di acido o altri particolari odori che mi potessero mettere in allarme. Quindi ho deciso di lasciar riposare la PM ancora un altro giorno.
Questa mattina, a due giorni di distanza, la sorpresa fantastica: svegliato alle 5 di mattina per un rumore che avevo sentito in cucina, mi sono alzato per controllare la situazione.
Luce accesa ma nulla di insolito solo che, purtroppo, il sonno era andato e quindi sveglia, lavata di denti e faccia e via di nuovo in cucina a preparare un buon caffè.
Solo a quel punto l’occhio mi va alla mensola dove avevo appoggiato il vasetto della PM.
Il panno di cotone non c’era più ed era quello il rumore che mi aveva svegliato!
La PM aveva trabordato addirittura dall’orlo e gonfiandosi aveva sollevato il panno a tal punto da far saltare l’elastico che la copriva.
Whauuuuu!!!!

Rinfresco immediato con altri 100 gr. di farina di riso + 100 gr. di farina di grano saraceno, aggiunta di altri 100 ml di acqua naturale appena intiepidita e via a conservare il tutto dentro un vaso molto più grande per continuare la lievitazione.
La PM adesso è pronta per essere usata e/o “spacciata” (sono sempre uno spacciatore di Pasta Madre iscritto a Pastamadre.net) ma ho deciso di farla maturare ancora per almeno altri due rinfreschi prima di usarla per la panificazione o per una bella pizza, quindi state in campana (stay tuned) che presto aggiungerò altre immagini degli impieghi che riuscirò a realizzare.